09/01/2013

Fertilità: quanto ne sanno le donne?


Quando una donna desidera un figlio, spesso, inizia un percorso complesso che si carica di ansie se l'obiettivo non viene raggiunto in tempi brevi. In molti casi però basterebbe conoscere delle semplici regole che permettono di sfruttare le condizioni ideali al concepimento, raggiungendo più facilmente lo scopo.


Da un'indagine di Aogoi (l'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), in collaborazione con Clearblue, condotta su un campione di 1082 donne tra i 18 e i 51 anni, è emerso un quadro preoccupante circa il grado di consapevolezza delle donne italiane sul tema della fertilità femminile. Il questionario, che includeva una serie di domande relative ai fattori che possono influenzare la possibilità di avere figli, ai tempi in cui avviene l'ovulazione e ai modi per identificarne il periodo esatto, ha messo in luce che le donne conoscono poco il proprio corpo. Solo il 10% delle intervistate identifica l'LH come l'ormone utile per diagnosticare il periodo dell'ovulazione mentre il 38,7% dichiara di affidarsi ai cambiamenti del proprio corpo per conoscere il momento di massima fertilità. 

Questa scarsa conoscenza in materia può rappresentare un vero problema per le donne in cerca di una gravidanza. Metodi non efficaci e una mancanza di informazioni attendibili possono infatti ritardare notevolmente l'individuazione del problema dell'infertilità, con il rischio che sia troppo tardi per evidenti ragioni d'età. Per fare maggiore chiarezza, abbiamo rivolto delle domande ad Antonio Chiantera, dottore specialista in Ostetricia e Ginecologia e Segretario Nazionale Aogoi. Scopriamo insieme quali sono le informazioni utili che è necessario conoscere.

Quanto ne sanno le donne di fertilità?
Purtroppo molto poco. Dall'indagine che abbiamo condotto è emerso che le donne italiane hanno una conoscenza scarsa, in molti casi insufficiente, riguardo al loro momento riproduttivo. E questo risulta essere molto grave soprattutto per quelle donne che desiderano avere un bambino. Spesso, infatti, può succedere che passi molto tempo prima che una coppia realizzi di avere dei problemi di sterilità- si arriva addirittura fino ai due anni e oltre- e la prima causa è la scarsa conoscenza della materia. La maggior parte delle donne, ad esempio, non conosce un ormone importantissimo ai fini dell'individuazione del periodo di massima fertilità. Si tratta dell'ormone luteinizzante, più semplicemente detto LH, la cui concentrazione nelle urine o nel sangue indica che si ovulerà nei giorni successivi. Ciò significa, tradotto in un linguaggio più chiaro, che ha inizio il periodo utile per tentare di rimanere incinta. Normalmente una coppia che desidera un figlio, dopo sei mesi di rapporti mirati, concentrati cioè nei momenti di massima fertilità, può iniziare a prendere in considerazioni l'ipotesi della sterilità, e fare i dovuti accertamenti del caso. In questo modo non si perde tempo prezioso e si può agire tempestivamente per individuare e tentare di correggere anomalie e problemi.

Tutti sanno che i giorni fertili sono quelli dell'ovulazione, dunque, più o meno, quelli compresi tra il 12° e il 16° giorno. Ma ci sono delle variazioni da donna a donna, legate a fattori specifici?
Sì, certamente. In un ciclo regolare e stabile, il periodo presunto fertile si concentra in un arco di tempo compreso tra il nono e il sedicesimo giorno. Ma possono essere molti i fattori che influenzano e modificano i tempi dell'ovulazione. L'età è sicuramente la prima causa. Anche le condizioni psico-fisiche possono influire pesantemente sul momento ovulativo: lo stress, ad esempio, mette in moto la prolattina che si può definire un vero "killer" delle ovaie e della loro attività. Inoltre, cambiamenti climatici e di temperatura piuttosto violenti hanno anch'essi un'influenza da non sottovalutare.

Per le donne che abitualmente presentano delle mestruazioni irregolari, è possibile individuare il momento più fertile con una certa precisione? 
Purtroppo per le donne che hanno un ciclo completamente irregolare risulta molto difficile, se non quasi impossibile, azzardare un'ipotesi su quale siano i giorni più fertili. Solo degli esami clinici in quel caso possono essere attendibili e permettere di diagnosticare l'arco di tempo più fertile.

Per le donne che hanno subito un aborto, è in qualche modo compromessa la predisposizione alla fertilità?
Se l'intervento è stato fatto in maniera corretta e non sono sorte complicazioni particolari, non vi è alcuna compromissione.

E dopo la prima gravidanza, si verificano dei cambiamenti nel ciclo della donna e nella sua predisposizione alla fertilità?
Dopo la prima gravidanza, contrariamente a quanto si possa pensare, aumenta notevolmente la fertilità di una donna. Il periodo immediatamente successivo al parto è infatti quello più favorevole ad un nuovo concepimento.

Quali sono gli strumenti e i metodi più efficaci per conoscere il periodo di fertilità di una donna? Come ci aiuta la tecnologia in questo?
I metodi più efficaci restano la determinazione del livello dell'ormone LH nel sangue e nelle urine e la monitorizzazione ecografica dei follicoli. Ci sono poi i classici metodi naturali che non garantiscono una piena attendibilità ma che, sulla base di particolari condizioni fisiche, possono fornire informazioni sullo stato di fertilità della donna. Si tratta del metodo della temperatura basale e della consistenza del muco cervicale. Il solo metodo della temperatura basale non si considera così efficace perché l'aumento della temperatura corporea può essere disturbata da diversi fattori, come lo stress, l'alimentazione e il poco sonno. 

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